Che cos’è lo Yoga, mi aiuti ad approfondire un po’?
Tutti parlano del fatto che quello che si fa in palestra non è Yoga, ma perché dicono così?
Questa è una delle prime domande che ci si fa quando si comincia a interessarsi allo Yoga e a frequentare persone che lo praticano. Si sente mettere a confronto stili di Yoga, ma non si capisce bene di cosa gli altri stiano parlando. Spesso però è altrettanto difficile fare questa domanda, perché si tende a dare per scontato che tutti sappiano la risposta.
Ovviamente riunire tutto lo scibile dello Yoga in una pagina non è possibile, ma cercherò, per quanto possibile di riassumere alcuni concetti chiave.
Da dove viene lo Yoga?
Lo Yoga, in quanto disciplina completa (come vedremo tra poco), ha radici molto lontane, che quasi si perdono nella leggenda. Più di 4.000 anni fa la popolazione risiedente lungo il fiume Sarasvati (India) creò gli Inni Vedici o Veda. Questi sono le prime testimonianze di quello che nel tempo sarebbe diventato lo Yoga. In ogni caso, allo stato attuale, per quanto i Veda siano interessantissimi, possono risultare un po’ criptici, e ci si basa più che altro su un altro testo “Yoga Sutra” di Patanjali, comunque complesso, ma più chiaro (anche di questo, come per i Veda, si consiglia di leggerne un’edizione curata e commentata da uno studioso esperto, e non di leggere il semplice testo così com’è).
Cosa dice Patanjali?
Lo Yoga di Patanjali è più complesso dello “Yoga da palestra” di cui mi parlavi sopra perché tira dentro anche aspetti sconnessi dalla mera fisicità. In ogni caso nel mondo c’è posto per tutti: è proprio questo il bello!
Patanjali divide lo Yoga in 8 passi di cui solo UNO è la pratica fisica (asana).
Per prima cosa descrive gli YAMAS che sono fondamentalmente degli obblighi morali per la vita in società (non violenza, non mentire, non rubare, controllo dei sensi, non bramare), dopodiché parla degli NIYAMAS, una serie di osservanze per sé stessi (purezza, contentezza, austerità, studio di sé stessi, devozione ad un potere superiore). Ovviamente tradurre questi concetti in una lingua molto diversa ed in un tempo molto diverso rende difficile dare un’idea precisa di ognuno di loro in una sola parola. Infatti per ogni voce ci sono molte traduzioni ed i significati che portano possono essere complessi.
Solo al punto tre troviamo gli ASANA che conosciamo. La loro funzione è quella di dare allo studente uno spazio sicuro dove scoprire il proprio corpo e prepararlo alla fase di PRANAYAMA. Il Pranayama è la pratica di respirazione, meditazione e controllo del prana yogica.
Successivamente troviamo PRATYAHARA, controllo dei sensi, lo Yogi (la persona che pratica yoga) riesce a concentrarsi a tal punto da disconnettersi dai propri sensi e non sentire più quello che avviene intorno a lui.
Secondo Patanjali tutti i punti fino a qui elencati possono essere insegnati, mentre quelli successivi si possono solo sperimentare a livello personale.
Una concentrazione così elevata può portare a DHARANA (concentrazione estrema), DHYANA (meditazione) e SAMADHI (stato di completa unione con il Divino).
C’è una grande community che ti aspetta, quindi goditi la tua prima lezione e inizia questo viaggio!
Cosa è successo dopo?
Dalla comparsa di questo libro fino a noi corrono circa 1800 anni, in questo lasso di tempo i maestri yogi hanno interpretato e reinterpretato le scritture. Non sempre d’accordo sul loro esatto significato, si sono divisi creando nuovi rami dell’albero yogico, le cui radici, per tutti, restano comunque queste.
Alcuni rami si sono creati da una semplice fusione della cultura indiana con le culture europee e statunitensi, o dalla fusione con altre discipline.
Abbiamo quindi Yoga più energici o più rilassanti, Yoga più movimentati o più statici, Yoga più teorici o pratici. Ecco perché ora abbiamo così tanta scelta.
Io cosa dovrei scegliere?
In realtà non c’è una riposta giusta per tutti, ogni tipo di Yoga ha i suoi lati positivi che ti consiglio di esplorare con un insegnante di quel ramo specifico. Prova molti insegnanti e molti tipi. Forse ti innamorerai solo di uno, ma conoscere gli altri amplierà la tua mente, e magari, chissà, scoprirai che ti piacciono anche altre correnti di Yoga.
Franscesca C.
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